Un bell’articolo sul portale MILANOFREE a firma della giornalista Rossella Laria, che ringraziamo!
http://www.milanofree.it/milano/cultura/libro_per_l_estate_poco_prima_dell_alba.html
Un bell’articolo sul portale MILANOFREE a firma della giornalista Rossella Laria, che ringraziamo!
http://www.milanofree.it/milano/cultura/libro_per_l_estate_poco_prima_dell_alba.html
Lo scrittore e critico letterario Carlo Alfieri pubblica sul suo blog una nuova, impeccabile analisi critica di un nostro romanzo: http://www.carloalfieri.com/recensioni-prefazioni/
Il 14 maggio, alle 20:00, vi aspettiamo a Malnate al ristorante “La locanda del bruco” per una cena dedicata a “Poco prima dell’alba”. Noi autori blatereremo un po’ del libro tra una portata e l’altra. Voi potete mangiare bene a 15 Euro e scegliere se ascoltare o no. Per i contatti e le prenotazioni vedere la locandina.
Eravateci!
Una nostra intervista doppia sul portale Mondo Rosa Shokking a cura della frizzante Sabrina Minetti. Noi ci proviamo pure a darci un contegno, ma i risultati sono sempre pessimi.
Clicca qui per l’intervista.
Storie di zombie per un fine benefico
Un’antologia curata e promossa da Chiara Poli e Paolo Franchini contenente due nostri racconti!
L’intero ricavato viene devoluto ad ‘A.I.S.EA Onlus’ e ‘AST Onlus’
Disponibile sia in versione cartacea che in ebook!
Qui i dettagli su dove/come acquistarlo: http://pallidone.wix.com/mortoemangiato#!libro/c1zbf
Francesco Manarini – Massimo Rodighiero
Poco prima dell’alba
Eclissi editrice
pagg. 196
euro 12
ISBN 978-88-95200-73-6
Varese, un’uggiosa mattina di metà autunno. Come ogni giorno, il trentasettenne Eugenio Gessi fa il suo ingresso nel parcheggio dell’azienda dove lavora come operaio specializzato. Sa che lo attende un colloquio col capo del personale e sa che lo affronterà scortato da una martellante emicrania, strascico di una vivace nottata alcolica in compagnia degli amici di sempre. Ma non sa che, di lì a poco, una scoperta sconvolgente stravolgerà per sempre la sua vita.
A qualche chilometro di distanza Roberto Mansi, animo solitario e un po’ misantropo, conta i giorni confinato tra le quattro mura della sua villa. Anche per lui la tranquilla routine fatta di ricordi rimossi, vecchi vinili di ballate bluegrass e corsette al tramonto, ha i minuti contati.
Nella periferia sud della città, in un campo di baracche mangiate dalla ruggine, sopravvive Sulley, immigrato ghanese irregolare. La scomparsa dell’unica persona importante nella sua vita di emarginato sta per spingerlo a prendere una decisione dagli esiti imprevedibili.
Tre storie, tre mondi lontanissimi, che arriveranno a sfiorarsi, toccarsi e infine annodarsi in una spirale di ricatti e verità presunte, tra testimoni scomodi e sedicenti giustizieri, scelte pericolose e inquietanti compromessi.
Un “anti-giallo” con un occhio al noir e il ritmo incalzante di un thriller, giocato sul filo della verità, in quella zona grigia che separa le tenebre dalla luce, poco prima dell’alba.
Venerdì 19 Aprile presenteremo, presso la biblioteca comunale di Vergiate (Piazza Baj 16), la raccolta “Delitti d’acqua dolce”, contenente il nostro racconto “L’ultimo viaggio”. Con noi, curatrice Ambretta Sampietro e gli autori Rossana Girotto, Maurizio Pellizzon ed Elena Sedin.
Pubblichiamo l’interessante recensione dello scrittore e critico letterario Carlo Alfieri, pubblicata sul suo sito http://www.carloalfieri.com
Arrivato alla fine di ogni lettura, mi chiedo sempre: che romanzo ho letto? Una domanda che tende naturalmente ad inquadrare il genere, dopo aver seguito il dipanarsi dell’intreccio e afferrato il senso della fabula. Non è un esercizio ozioso, perché definire il genere permette di contestualizzare le espressioni stilistiche, i modi narrativi, le metafore e i sottintesi. Permette di afferrare i riferimenti culturali e le allusione o le contaminazioni. Ebbene, arrivato alla fine di questo romanzo, devo confessare che non mi è stato immediatamente facile definirne il genere.
Ci sono delitti, ma non c’è l’intervento della legge, non c’è polizia, non ci sono investigatori, né pubblici né privati. Quindi non è un poliziesco. È per certo un romanzo d’azione, ma la ragion d’essere di queste azioni rimane assai incomprensibile per almeno tre quarti del libro: c’è un incalzante succedersi di eventi, apparentemente slegati tra di loro, così come i legami tra i numerosi personaggi che man mano entrano in scena appaiono tenui, appena accennati, sempre che ci sia un accenno. Quindi un mistery? Tornando all’azione: c’è violenza, brutalità, intrigo, sangue: tratti tipici del noir. Tuttavia, fin dall’inizio si coglie l’aleggiare di un sentore di soprannaturale, assolutamente indefinibile: però c’è. Non sarà per caso un fantasy?
Beh, non voglio togliere a chi leggerà questo libro il piacere di scoprirlo da solo. Per conto mio, a lettura terminata, e concluse le mie ipotesi sul genere, è rimasta la convinzione che la struttura narrativa, sorretta da una scrittura nervosa, acida, coinvolgente, serva anche da supporto a una forte metafora d’ordine morale. Si parla infatti non solo del male in sé, come categoria metafisica [il male come assenza del bene di Tommaso d’Aquino], ma dell’uso che del male si può fare, dei vantaggi che dal male si possono trarre. Se un’alterazione psichica può diffondersi come una malattia infettiva, producendo altre alterazioni, che possono essere convogliate per l’attuazione di un “unico disegno criminoso” come recita la giurisprudenza, ecco che ci troveremmo di fronte ad una razionalizzazione del male come strumento attuativo progettuale. Questo, credo, ci vuole indicare il libro: se ne vogliamo la controprova, proviamo a pensare al genocidio nazista condotto nei lager: un’infezione morale trasmessa dal capo paranoide, giù per li rami, attrverso le gerarchie del potere, fino agli insignificanti esseri umani, il cui compito era di tenere accesi i forni o di scavare le fosse comuni. Vi ricordate di Hannah Arendt e la sua famosa frase “la banalità del male”? Lei si riferiva ad Eichmann, e voleva intendere che forse il male non è solo e semplicemente la supina ed acritica accettazione di ordini folli emanati dall’alto, ma anche il compiaciuto convincimento che l’esecuzione di tali ordini faccia parte dei propri doveri di fedeltà ed obbedienza, due concetti che malgrado il contesto omicida, gli esecutori considerano virtuosi.
Concluderò queste mie note di lettura: Quando il suo sguardo è un romanzo che dopo avermi avvinto con la sua travolgente sequenza di accadimenti, abilmente condotti a sintesi nelle ultime pagine dagli Autori, mi ha lasciato temi da elaborare che andavano al di là della trama “di superficie”, godibile e fruibile senza fatica. Chiudere un libro e continuare a pensarci non capita tutti i giorni.